A volte ritornano…

Il reinsediamento dei grandi carnivori sulle Alpi

di Michela Zucca - SECONDA PARTE

Onunchio 1024

Onunchio (Verbano-Cusio-Ossola)

Era solo questione di tempo prima che attaccasse 'senza motivo' - anche se lui, i suoi motivi, li conosce benissimo: noi, meno.

 

La montagna abbandonata e i corridoi ecologici

Queste bestie non sono arrivate per caso. Ancora una volta, responsabile del loro arrivo sono gli esseri umani, che hanno abbandonato la montagna e creato spazi liberi di percorrenza per i selvatici. Per capire quali sono gli spazi dell’abbandono, bisogna riconoscere nello spazio alpino italiano quali sono i luoghi in cui si è realizzata una crescita di popolazione comparabile a quella del resto del territorio italiano, e quali, invece, sono gli spazi dell’abbandono, in cui gli animali hanno potuto ritornare. In questa mappa si confronta l’incremento demografico dei comuni delle Alpi con l’incremento demografico medio registrato nel resto della penisola; e si evidenziano le zone che si sono tenute al passo negli ultimi cinquant’anni (in verde).

cartina demografia 906

Si tratta di una decisa minoranza: circa il 26,9% del numero totale dei comuni. Spiccano l’Alto Adige e vaste zone del Trentino, che si sono tenute al passo con il trend nazionale, in cui si può parlare di sviluppo endogeno (ovvero la gente lavora nella stessa provincia in cui abita e quindi la popolazione è rimasta in loco). Ma, dato che la rilevazione è avvenuta per comuni, e che sempre più i comuni si sono accorpati negli ultimi anni, e quindi sono aumentati di dimensioni territoriali, non si evidenzia l’abbandono delle frazioni 'lontane'. Perché nei secoli e nei millenni, l’insediamento sulle Alpi è avvenuto secondo un sistema 'a stella': ovvero, piccolissime frazioni equidistanti fra loro, che vennero edificate in modo da estendersi su interi versanti di una valle, senza lasciare spazi vuoti. Distavano più o meno venti minuti a piedi l’una dall’altra: il tempo per correre in tutta fretta quando si vedeva che non usciva più il fumo dai camini, e quindi doveva essere successo qualcosa…

TiPress camino fumo inquinamento case

«Fam, füm, frecc», di Denise Tonella

I sentieri intervallivi erano continuamente frequentati. La gente si muoveva a piedi: e quando si cammina, l’itinerario preferito non è il più agibile, ma il più breve, anche se passa in quota. Gli Alpini passavano gran parte del tempo in montagna e nel bosco: a parte le transumanze di corta distanza, per portare le vacche ai maggenghi e agli alpeggi, e quelle di lunga percorrenza, con le greggi di pecore o per svolgere mestieri specializzati (i commercianti di stampe della Val di Fiemme arrivavano fino a San Pietroburgo e tornavano indietro, in una stagione), una volta munte le vacche, si prendevano i cammini dietro casa, e si tornava all’imbrunire, estate e inverno.

 

Tutto questo movimento teneva lontano gli animali.   

Da almeno mezzo secolo, la gente delle Alpi si sta concentrando in contesti metropolitani di fondovalle, che hanno acquisito tutti gli svantaggi delle zone densamente urbanizzate senza ottenerne i vantaggi: traffico, aree di insediamento periferiche marginalizzate, inquinamento, perdita di identità. Le frazioni e gli insediamenti di montagna sono diventati seconde case, quando è andata bene: o sono stati completamente abbandonati, e sono tornati al bosco. La foresta sta riprendendosi i suoi spazi anche sugli alpeggi, che non vengono più pascolati. Anche la rete dei sentieri è stata in gran parte divorata dalla selva. Gli unici itinerari percorsi davvero sono quelli turistici. Per ragioni agricole ormai ci si sposta in fuoristrada o in camion.

quad pascolo

L’abbandono della montagna ha portato alla creazione di 'corridoi ecologici': dove l’uomo fisicamente non vive, dove non si sente la sua voce e non si annusa il suo odore, dove il fuoco non viene acceso, dove non c’è movimento continuo di persone che lavorano, che si siedono a mangiare, che si accampano per la notte, LORO piano piano perdono la paura atavica che li tiene lontani e ritornano. Dalle zone in cui si è mantenuta la fauna selvatica, senza che nessuno se ne accorga, risalgono lungo vere e proprie autostrade naturalizzate che collegano territori ritornati selvaggi, scegliendo il momento per passare. In questo modo, il lupo sta ricolonizzando l’arco alpino dall’Abruzzo, lo sciacallo dorato è arrivato dall’Africa con le navi, il castoro sta arrivando dalla Slovenia, e l’orso si sta diffondendo nelle Alpi centrali. 

sciacallo dorato

sciacallo dorato

Gli animali sono molto più intelligenti di quanto non si creda. Sono ottimi osservatori, hanno tempo per decodificare le abitudini umane, e conoscono bene la nozione di 'percorso frequente'. Sanno perfettamente per esempio, che una strada trafficatissima a doppia corsia impedisce la sosta: quindi possono farsi la tana ed essere sicuri che non verranno disturbati perché tanto vicino non passerà nessuno.

 

È possibile la convivenza coi selvatici?

La convivenza con i grandi carnivori è possibile, ad alcune condizioni: la prima, è sacrificare parte della nostra libertà: nel bosco, o al limitare della foresta di sera, specie in una zona protetta - quindi creata apposta per essere popolata dai selvatici - non si cammina, se non per ragioni di assoluta necessità. Le passeggiate ce le scordiamo: non sono contemplate dalle leggi della natura, che agisce per necessità e non per divertimento. Turismo, sport, benessere e svago sono concetti alieni all'ecosistema anche se utili al mercato. Se una zona è protetta, significa che bisogna liberarla dagli umani, in particolare da quelli che 'passeggiano'.

La seconda, è fare a meno di gran parte delle nostre comodità: i cassonetti non si mettono fuori dalla porta, ai confini dei paesi: ognuno si deve tenere la propria spazzatura sotto chiave, in contenitori sigillati e solidi, che si fa fatica ad aprire, o meglio, trasformarla subito in compost in modo che non sia appetibile ai selvatici, specialmente all'orso che preferisce cibi semi putrefatti (la parte che preferisce mangiare di un altro mammifero è la pancia, proprio per questo motivo).

orso rifiuti 1280

La terza, è abitare la montagna e convivere con la natura (che è amorale, non è né buona né cattiva e fa valere la legge del più forte) con consapevolezza: l'orso è un animale intelligentissimo, se viene cacciato via subito e da tutti, anche spaventandolo un po', capisce subito che non è il caso di avvicinarsi... Certo che se non si aspetta altro che vederlo per fotografarlo e riferire di quanta adrenalina ci tira l'esperienza...

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30 ottobre - 1° novembre 2020

SUI SENTIERI DELLE MADRI ANTICHE

archeotracking urbano

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