La famiglia

L'occhio indagatore della cinepresa

Fra le pareti domestiche

di Ivan Mambretti - SECONDA PARTE

Anna Karenina Movie Poster 2012 1280

Anna Karenina, foto: eclecticpop

Le famiglie felici si somigliano tutte.
Le famiglie infelici sono infelici ciascuna a modo suo.
Anna Karenina di L. Tolstoj

Dissapori gravi e innocue incomprensioni

Nel film danese Festen (1998) di Thomas Vinterberg, in occasione del compleanno del nonno, una famiglia alto-borghese si riunisce per il pranzo nella villa di campagna. Ma quando il primogenito prende la parola, non riesce a trattenersi dal denunciare gli abusi paterni (pedofilia e incesto) che a sua detta avrebbero causato il suicidio della sorella. Una festa di finti affetti che si trasforma in un rito quasi cannibalesco. Ma prima di Vinterberg c’è stato il nostro Mario Monicelli, che ha riversato il suo graffiante sarcasmo in Parenti serpenti (1992), titolo che è tutto un programma. A Natale gli anziani genitori si ritrovano coi figli e le rispettive famiglie. Dopo ore di calma apparente i due vecchi avanzano una richiesta shock: passare gli ultimi anni di vita presso uno qualsiasi dei figli in cambio dell'eredità. I figli però, pur di non averli fra i piedi, ne vagheggiano l’eliminazione fisica tramite un’esplosione di gas. La famiglia piccolo-borghese è qui ritratta in tutta la sua grottesca ipocrisia. Peccato che le tinte noir poco si addicano al maestro della commedia all’italiana e il film rimane irrisolto.

Con I Tenenbaum (2001) Wes Anderson si ispira, sia pure lontanamente, alla vis comica della famiglia Addams raccontando bizzarrie nella cornice di un intellettualismo para-psicanalitico ora latente ora ostentato, alle prese con fallimenti e smarrimenti. Papà assente e mamma troppo fiacca fanno crescere i figli senza giusti modelli finché il padre, prima di morire di infarto, mostra segni di redenzione.

In Un gelido inverno (2010) di Debra Granik una tenace adolescente che vive in un villaggio nei boschi del Missouri si sobbarca la gestione della sua non facile famiglia: madre depressa, padre introvabile appena uscito di galera e fratellini da curare (è il film che ha lanciato Jennifer Lawrence). Più convenzionale I segreti di Osage County (2014), dove un ritrovo per le esequie di un familiare fanno riemergere antichi dissapori. Il film, firmato dall’anonimo John Wells, si regge sulla gara di bravura tra Julia Roberts e Meryl Streep.

Due pellicole quasi speculari giungono dalla Francia: Le invasioni barbariche (2003) e La casa sul mare (2017). Nel primo, di Denys Arcand, un ex professore malato di cancro viene assistito e confortato dai suoi, ma l’occasione è propizia per aprire l’armadio degli scheletri. Nell’altro, regìa di Robert Guédiguian, tre attempati fratelli al capezzale del padre devono fare i conti col loro vissuto mescolando idee politiche e sentimenti personali, dolori privati e drammi collettivi.

Anche il regista iraniano Asghar Farhadi si è specializzato in problemi familiari, presenti pressoché in tutte le sue opere. Dopo Una separazione, girato nel paese natìo, si trasferisce a Parigi per affrontare il tema del divorzio in Il Passato (2013) dove l’autore, convinto della magìa della parola, descrive l’alternarsi di conversazioni taglienti a eloquenti silenzi, in un susseguirsi di rivelazioni e colpi di scena.

 

Gli intrusi destabilizzanti

Educata da genitori democratici, una ragazza si illude di non trovare opposizione al suo matrimonio con un medico di colore. Superato lo sbigottimento iniziale, la madre abbraccia la causa della figlia, ma il padre, conscio delle difficoltà che la coppia dovrà affrontare per il mai sopito razzismo di certi ambienti americani, nega il consenso alle nozze, peraltro d’intesa col possibile futuro consuocero. Per fortuna l’intricata situazione si risolverà in un hollywoodiano lieto fine. Anche il riluttante padre, infatti, ammette di non avere alcun diritto di opporsi all’amore, unico sentimento capace di abbattere incomprensioni e pregiudizi. È questo il plot di un film di straordinario successo: Indovina chi viene a cena? (1968) di Stanley Kramer. Film che serve per introdurre il tema della destabilizzazione all’interno del nucleo familiare. Eccone qualche altro esempio.

Col singolare film La bella gente (2009), Ivano De Matteo ricostruisce il ritratto dell’attuale società in balìa di dubbi e timori causati non solo dalla precarietà economica, ma anche morale. A confronto due donne: una appartiene a una famiglia agiata con villa in campagna, l’altra è la solita giovane venuta dall’est in cerca di un mestiere (qualsiasi) per sopravvivere. Tolta dalla strada, avrà occasione di verificare la distanza culturale fra i due mondi: il suo e quello di chi la ospita. Nella sequenza finale la vediamo rimettersi delusa la maschera della prostituta che aveva momentaneamente accantonato. Se ne va e tutto in casa sembrerebbe tornare come prima. In realtà la scelta di averla accolta turberà la serenità della famiglia ponendola di fronte a insospettati pregiudizi. È il tema dell’intruso destabilizzante che troviamo anche nel pur diverso Il sacrificio del cervo sacro dello strano regista greco Yorgos Lanthimos, film brutale e truculento che omaggia la cultura classica (si ispira infatti all’Ifigenia di Euripide) mettendo in scena la vendetta di un adolescente che si intrufola fra le mura di casa per seminarvi paura, incubi, disordine e sangue.

Ma il primo significativo esempio del genere è italiano e risale a mezzo secolo fa: Teorema (1968) di Pasolini. Un personaggio enigmatico - angelo o diavolo non si sa - si insinua in una casa della borghesia milanese e ottiene dagli inquilini il consenso per incontri sessuali. Quando se ne va, tutti sono cambiati perché sconvolti da un’esperienza unica, eccitante, rivoluzionaria, quasi che i furori sessantotteschi non abbiano risparmiato neppure l’intimità domestica. Domina sul film, come in buona parte dei film di Pasolini, la forte denuncia contro un consorzio umano che ha perduto la sua dimensione spirituale.

La famiglia in pericolo è acutamente raccontata da Michael Haneke in Funny Games (1997). Due giovani delinquenti si fanno ricevere con una scusa nella casa di una famigliola indifesa e sarà una escalation di atrocità. Film crudelissimo nel descrivere l’ordinaria follia del nostro tempo. Ma il regista austriaco sa che il pericolo per la famiglia non giunge solo dall’esterno. Si nasconde anche dentro casa e lo sottolinea in un film dal titolo spudoratamente ironico, Happy end (2017), dove una famiglia è in disgregazione per mancanza di comprensione reciproca.

Con La bestia nel cuore (2005), anche Cristina Comencini va giù pesante. Quando scopre di aspettare un figlio una donna, anziché informare il marito, fugge negli Usa in visita al fratello, assieme al quale si sforza di mettere insieme i perduti tasselli di un orribile passato familiare: complice il silenzio materno, il padre usò violenza su entrambi!

Altrettanto disturbante è Una famiglia (2017) di Sebastiano Riso. Un dispotico marito costringe la moglie in età fertile a una prassi umiliante: procurare figli alle coppie che non ne possono avere (l’utero in affitto, per intenderci). Un progetto di vita portato avanti da lui con determinazione maschilista e accettato da lei con l’arrendevolezza dei deboli.

 

Breve epilogo... all'italiana

Chiudiamo con qualche flash sul più recente cinema italiano. Una famiglia perfetta (2012) è un soggetto dell’astuto regista Paolo Genovese. Un ricco di mezza età soffre di solitudine. Una solitudine che sente crescere in prossimità delle vacanze di Natale. Decide allora di assumere una compagnia di attori amatoriali perché gli interpretino la famiglia che avrebbe voluto avere. Realtà e finzione si intersecano di continuo dando vita a un film riuscito, leggero e godibile.

Altri registi che trattano l’argomento famiglia in chiave di commedia sono Verdone, Muccino, Salvatores, Ozpetek, Virzì... Va tuttavia sottolineato che Paolo Virzì, con Il capitale umano (2014), ha surclassato i colleghi con una denuncia forte e chiara sull’assenza di valori e sentimenti nella vicenda di due famiglie brianzole formate di ricchi arrivisti e sbruffoni capricciosi. Tutti avidi, tutti timorosi di disperdere il patrimonio di casa, tutti smaniosi di migliorare ulteriormente il proprio status sociale. In questo contesto si insinua l’assurda logica della speculazione, della burocrazia, delle assicurazioni sempre attente all’analisi costi-benefici per fissare il prezzo di una vita.

In Mine vaganti (2010), film corale di Ferzan Ozpetek (il Pedro Almodovar de noantri), due fratelli di buona famiglia decidono di confessare il loro imbarazzante segreto: sono gay. Al contrario, in Croce e Delizia di Simone Godano, sono i genitori ad annunciare il loro amore omosessuale. Ci troviamo dunque di fronte all’ultima frontiera della cultura familiare, che mette in discussione il tradizionale assetto uomo-donna, biologicamente preposti alla riproduzione, con l’apertura a forme diverse di intima convivenza, difficili da far digerire alla stragrande maggioranza. Ma questo è un altro argomento.

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