La trasformazione

La trasformazione

editoriale | Riguarda l'individuo nella sua totalità

di Gloria Ciapponi

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Lo stesso Eraclito ci insegnava che «Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo».

Senza tirare in ballo la fisica quantistica, capace di misurare davvero la velocità di trasformazione per correlarla a dimensione ed energia, ci accontenteremo di constatare che tutto ciò che ci circonda, è dinamico per natura.

Trasformare e trasformarsi, due azioni impegnative dal punto di vista umano, soprattutto se l'accezione che vogliamo usare riguarda il contatto con la nostra vera natura per una sorta di evoluzione personale. Certo perché la trasformazione viene spesso considerata solo un atto positivo, mentre in natura tutti gli individui si muovono e in maniera diversa, con tempi diversi, spinti verso un obiettivo tutt'altro che scontato, e tutto ciò che è positivo per l'uno è negativo per l'altro. Anche Churchil sosteneva che «non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare».

Ma l'evoluzione interiore non è qualcosa che avviene solo dentro di noi perché è causa stessa delle modifiche esterne del nostro essere, insomma la forma è essa stessa la manifestazione della nostra coscienza, quindi la trasformazione è un processo che comprende l'individuo nella sua totalità mettendo in discussione mente, corpo, emozioni, percezioni, affetti, istinti. Capita sovente che la conoscenza di un altro individuo porti per reazione a una trasformazione, come per la reazione di due sostanze chimiche che vengano a contatto tra di loro. E ciò può avvenire in qualsiasi momento, Leopardi stesso era convinto che «anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino».

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Diversa è la prospettiva di chi voglia modificare il suo aspetto esteriore pensando che possa migliorare il proprio stato emotivo, il risultato è più difficile da raggiungere perché spesso una dieta, o addirittura un intervento di chirurgia estetica non sono sufficienti per farci ringiovanire o essere più felici. Anzi, spesso sono palliativi che conducono a baratri più pericolosi, a modi compulsivi, di frequente ossessivi, se mal gestiti dal punto di vista psicologico. Senza addentrarci nelle conseguenze ben più gravi dell'immaginaria metamorfosi di Kafka, il rischio infatti potrebbe essere il perdurare di quello stato di infelicità legato al non essere contenti della propria fisicità, umore legato invece a uno stato di malessere interiore, molto più difficile da trasformare.
La ricerca del mutamento non dovrebbe essere volta alla ricerca della perfezione (così discutibile e banalmente riconducibile a canoni storici e sociali anch'essi in trasformazione continua), ma solo allo stare bene.
Laddove un'operazione chirurgica porterà invece a superare un handicap, il beneficio sarà importante, ma mai scontato. E quel mettersi in discussione che piace tanto nominare ai più saggi di noi, potrà essere schivato fintanto che non capiremo quanto siamo tutti responsabili per la situazione in cui ci troviamo nella misura in cui non facciamo nulla per cambiarla.

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