sei in Filosofia

Tra IA e poesia

Cura e potere - distruttivo e creativo - della parola

di Gaia Missarelli

bergonzoni alessandro 1689

Alessandro Bergonzoni

«Con la parola mi sento altrista, basta artista. Altra arte, arte degli altri, con gli arti, per gli altri, altrimenti. Ecco la parola crealtà: io non voglio dimenticare la realtà ma filosoficamente voglio crearne un’altra, la crealtà, che non esclude la prima ma inventa la seconda».
Alessandro Bergonzoni

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La vertigine della libertà

Una questione importante che riguarda la sorte di tutti

di Lorena Pini

Riccardo Corsi mayaIl velo di Maya, Riccardo Corsi

 

"L'uomo non si sente libero finché le sue passioni non lo schiavizzano"
Nicolás Gómez Dávila

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Tra Eros e Agape

Declinazini d'amore

a cura di Lorena Pini

Eros e psique
Jacques-Louis David (1748–1825)

Ognuno è tale e quale il suo amore.
Ami la terra? Sarai terra.
Ami Dio? Che dirò? Sarai Dio?
Non oso dirlo, ma ascoltiamo la Scrittura che dice:
Io ho detto: Siete dèi e figli dell'Altissimo.
(Sal 81, 6) 
(S. Agostino, In Io. Ep. tr. 2, 14).

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Le virtù dell’anima

Alla scuola del saggio per conseguire la felicità

a cura di Lorena Pini

felicita

"Nessuno può dirsi felice se sta fuori dalla verità", Seneca, De vita beata

Il concetto di benessere, oggi così variamente frequentato nei salotti alla moda, non appartiene, in quanto tale, all'austero e selezionato vocabolario della filosofia, eppure non sarebbe corretto affermare sbrigativamente un'assoluta estraneità di questo tema alla disciplina della quale qui discorriamo.

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Infinito futuro?

Riflessioni sul destino della filosofia

di Lorena Pini

Rodin pensatore

Il pensatore, Auguste Rodin 

"In ogni cosa risaputa si cela ancora qualcosa degno di essere pensato"
Heidegger, "Nietzsche"

Abituati a rappresentarci la filosofia come una nobile e austera disciplina del passato, istruiti fin da adolescenti a ripetere che "la filosofia nacque in Grecia, nel VI secolo a.C.", non abbiamo forse la medesima familiarità col chiederci se essa – al di là delle gloriose vestigia del tempo che fu e oltre le note vicende della sua tormentata storia – disponga anche di un futuro, di un supplemento di vita, o persino del sigillo dell'immortalità.

Eppure, la filosofia, già a partire dal dopo Hegel – quindi facendo i conti con un sistema che ardisce presentarsi come vertice e come compimento – non solo ha continuato quel riflessivo esercizio di senso che la connota fin dall'origine, ma si è interrogata addirittura circa la propria stessa fine.
All'interno di questa "filosofia della filosofia" si distinguono due linee di tendenza: una detta di "auto-confutazione" e l'altra di "auto-riabilitazione". Ripercorriamole.
Nella sua XI tesi su Feuerbach, Marx scrive che "I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo", augurandosi così la dissoluzione della filosofia nel socialismo scientifico e la sua risoluzione nella prassi.
L'idea marx-engelsiana che la filosofia abbia la paradossale vocazione di sopprimersi attraverso la sua realizzazione sarà poi fatta propria anche da Adorno.
Wittgenstein vede negli enunciati filosofici i sintomi di una malattia di matrice linguistica e afferma che certi problemi vanno dissolti, più che risolti. "Il filosofo è colui che deve guarire in sé molte malattie dell'intelletto prima di poter giungere alle sane nozioni del senso comune", scrive in Pensieri diversi, mentre l'auto-soppressione terapeutica della filosofia è decretata icasticamente nella chiusura del Tractatus: "Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere".
Neopositivisti e Strutturalisti propongono un'autolimitazione della filosofia ad analisi logica del linguaggio scientifico, o del sapere socio-antropologico, rifiutandone il passato metafisico. Tale atteggiamento riduzionistico apre infine la strada all'idea – diffusasi negli anni Sessanta e Settanta del Novecento – che la filosofia potrebbe essere sostituita dalle Scienze Umane.
Mentre questi autori e queste correnti predicano la fine della filosofia nell'epoca in cui vengono precipitosamente decretate anche la fine della storia, del soggetto, dell'occidente, delle religioni, altri teorizzano invece l'avvento di una cultura post-filosofica.
Per Heidegger la fine della metafisica, chiusasi con Nietzsche, coincide con la fine del colpevole oblio dell'essere e inaugura l'avvento di un pensiero essenziale, poetico, che si oppone al pensiero calcolante della scienza-tecnica.
Se Derrida non crede nella morte della filosofia tout court, ma si mantiene sul limite, Rorty rifiuta l'idea di un sapere autofondato e giudicante l'intera cultura e vede nella ricerca della Verità una sorta di malattia antidemocratica e nemica del pluralismo.
Tuttavia, altre voci – opponendo alla crisi il rinnovamento e riconoscendo la risurrezione oltre la morte annunciata - proclamano la riabilitazione della filosofia. Per esse non è possibile intonare un De profundis filosofico senza autocontraddizione, perché pensiero e filosofia si danno insieme, tanto più che la filosofia "seppellisce sempre i propri affossatori", come scrive Gilson. Inoltre, le stesse attività extrafilosofiche che dovrebbero succedere alla filosofia – come scienza, politica, arte - in realtà continuano a porre interrogativi filosofici pressanti.
Fra gli studiosi che si sono opposti alle teorie della fine si annoverano autori di diversa formazione, tra i quali il teorico del "pensiero debole" Vattimo, il filosofo della scienza Popper, l'autore del Manifesto per la filosofia Badiou.
Del resto - come ha osservato anche l'inglese Dummett nel suo studio intitolato La natura e il futuro della filosofia - la cultura contemporanea è attraversata da un diffuso bisogno di filosofia e il filosofo vi gioca il ruolo di custode di quella razionalità critica occidentale che si è rilegittimata a vari livelli (ontologico, logico, epistemologico, etico, estetico) e in varie direzioni (sia generali, sia declinate al genitivo: filosofia della scienza, della politica, della religione).
Correnti come la filosofia analitica o l'ermeneutica sono molto vitali e persino la metafisica è stata riabilitata, così come anche la filosofia pratica (basti pensare a Nussbaum). Le discussioni di bioetica e di ecologia, e il recupero di nozioni come quella di responsabilità (Weber, Jonas) e di saggezza (Gadamer, Abbagnano) indicano ulteriormente il profilarsi di una rinnovata fortuna del concetto di filosofia come uso del sapere a vantaggio dell'uomo e risulta quindi poco lungimirante non riconoscere tutti i segni di una così rigogliosa stagione di fioritura.

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