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Il bue di Làvaz

Un racconto erotico nelle quattro lingue nazionali svizzere

a cura di Niccolò Nussio

Morgenstimmung
Valle di Làvaz [foto: Michael Ziefle]

"Si accarezzano, leccano, pizzicano, graffiano, mordono, trattengono, tirano, spingono, stringono e si muovono avvinghiati", alla fine l'uomo, già giovane e cacciatore, e la ragazza misteriosa della Valle di Làvaz riescono ad unirsi. Un amplesso che avrà delle conseguenze.


Cadruvi ClaudiaClaudia Cadruvi È uscito alla fine del 2011 "Il bov da Làvaz" (Il bue di Làvaz), un racconto di Claudia Cadruvi ambientato nella Surselva, una regione del Cantone dei Grigioni (Svizzera) di lingua e cultura romancia. L'autrice, di professione giornalista per la stampa romancia e giunta alla sua quarta edizione letteraria, ha elaborato una narrazione leggendaria sursilvana di inizio Novecento ricavandone una storia d'amore con una nota erotica. Questa offre uno sguardo sulla letteratura e sulla cultura alpina di un tempo; la nuova versione la situa però nell'ambito romancio moderno.
"Mio padre ha parlato di lui l'anno delle valanghe. Talvolta si sente tuonare in fondo alla valle. Avrei voluto saperne di più. Ma il babbo è schivo. Dice di non saperne molto. Forse è soltanto qualche frana che rimbomba quando piove forte. Poi ho scordato quella storia. Fino a quel giorno in cui sono passata accanto al torrente e l'ho sentito muggire. Ho visto i suoi occhi scuri e mi sono quasi persa dentro quella tristezza."
Questa la prefazione al racconto alpino, come lo ha definito la stessa scrittrice, il quale narra di un giovane cacciatore che si perde in una valle abbandonata, la Valle di Làvaz. Lassù incontra una ragazza misteriosa. Dapprima l'uomo non si fa sviare dal fascino di questa insolita ragazza dagli occhi bruni, poi blu, poi verdi. Più tardi, quando la curiosità lo spinge a interessarsi a lei, questa sostiene di essere sotto la protezione di un bue. Il giovane ne è sempre più attratto e torna più volte nella valle solitaria. L'ultima da uomo sposato e padre di famiglia; quando i suoi occhi non sapranno vedere oltre il velo del ricordo, quando i lacci dell'amore lo cattureranno.
"Quel mattino si alza e lo sa. Saluta sua moglie e i bambini e, quando chiude la porta di casa dietro di sé, lascia indietro il fucile e la tristezza che l'aveva accompagnato tutti quegli anni. Entra piano nella valle, salta su una pietra in mezzo al torrente e si guarda intorno."
L'epos erotico è suddiviso in tre atti e conta una trentina di pagine. Lo stile narrativo moderno lo rende di facile e particolarmente piacevole lettura. Da un punto di vista propriamente materiale invece, il formato scelto permette al libro di scivolare con facilità entro la tasca di una giacca, una borsetta, uno zaino o un marsupio, trasformandolo così in compagno di viaggio, breve o lungo che esso sia.
Ma l'opera di Claudia Cadruvi vanta un'altra interessante particolarità. In essa, oltre alla versione originale in romancio, sono contenute anche le versioni nelle altre lingue nazionali elvetiche. Walter Rosselli, Nicolas Bühler e Laura Keller si sono infatti occupati della traduzione de "Il bov da Làvaz" in lingua italiana, francese e tedesca. In questo modo il racconto alpino risulta accessibile ai lettori e alle lettrici di tutte le regioni linguistiche della Svizzera e di tutti gli stati confinanti. In merito alla versione italiana Claudia Cadruvi afferma come questa, grazie anche a un'intensa collaborazione con il traduttore, sia stata apprezzata da molte persone.


Cover bov lavazLa scrittrice, che ha lavorato al racconto per tre anni, sottolinea inoltre un aspetto caro a chi come i romanci o gli italofoni appartengono a una minoranza linguistica a livello nazionale ma anche cantonale: "Ho voluto che alla versione originale in romancio, nel libro seguisse quella in italiano. Le traduzioni in francese e in tedesco vengono solo alla fine. Di solito è il contrario e le lingue minoritarie compaiono alla fine, se compaiono".
Come fa notare Fadrina Hofmann nella sua recensione pubblicata sulla Südostschweiz, il principale quotidiano del Cantone dei Grigioni, ogni lingua ha una propria melodia e regala sfumature diverse al racconto, sebbene la vicenda narrata sia sempre la stessa. La versione italiana, in certi suoi passaggi, può sembrare più maliziosa rispetto alle altre. Non abbandona però mai la sua dimensione erotica, non diventa mai pornografia. Piuttosto, come sostiene la Hofmann, il racconto assume a tratti un carattere poetico, capace di suscitare nel lettore o nella lettrice domande di stampo filosofico sull'amore.

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