Perché sono vegetariano

Sulle ragioni di uno stile di vita salutogenetico

di Egidio Missarelli

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«Come può la vista sopportare / l’uccisione di esseri che vengono sgozzati e fatti a pezzi / Non ripugna il gusto berne gli umori e il sangue? / … Sopravvivono riti di sarcofagia e cannibalismo«. Franco Battiato, Sarcofagia

Sono vegetariano da circa quarant’anni. Utilizzerò queste poche righe per accennare alle ragioni che mi hanno spinto ad adottare questo tipo di alimentazione e ai benefici connessi. Come si capirà nel prosieguo dell'articolo, il paradigma della 'salutogenesi' comporta uno spettro di scelte molto più ampio del solo fattore alimentare, ma non si può negare che il semplice e ‘banale’ elemento della nutrizione giochi un ruolo importante sia nell’ambito individuale che ambientale e socio-economico.

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Niccolò Paganini, illustre vegetariano

Il termine vegetariano viene dal latino vegetus che significa 'sano, forte o vitale' e l’espressione latina homo vegetus indica proprio una persona di notevole vigore mentale e fisico. I vantaggi di adottare questo tipo di alimentazione sono molti e, nel corso del tempo, sono stati riconosciuti da tante persone e da tanti pensatori quali, per fare un elenco non esaustivo, Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Plutarco, Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Niccolò Paganini, Margherita Hack[1]… Gli studi scientifici pubblicati che evidenziano la bontà della scelta vegetariana per la salute sono numerosissimi e basta una ricerca sul web per trovarli con facilità[2].

 

Adottai l’alimentazione vegetariana per ragioni etiche, semplicemente perché mi sembrava un atto barbaro e violento cibarsi di pezzi di animali morti e non capivo, e tutt’ora non capisco, come si possa pensare che mangiare cadaveri di animali possa essere ritenuto salutare e benefico. Un sostegno letterario a questo mio sentire etico lo trovai in un saggio intitolato Sul mangiare carne del filosofo Plutarco: «Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiare carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo per primo abbia potuto avvicinare alla sua bocca il sangue coagulato e alle sue labbra la carne di una creatura morta; come abbia potuto mettere sulla propria mensa dei cadaveri animali e definire cibo e nutrimento quegli esseri che fino a poco prima muggivano o belavano, si muovevano vivi… L’uomo non si nutre certo di leoni o di lupi per autodifesa… ma, al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno il diritto per il fatto stesso di essere nate.» Secoli dopo gli fa eco Leonardo da Vinci: «Davvero l’uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità supera quella delle bestie. Viviamo della morte di altri. Siamo dei cimiteri!» Sono parole di buon senso e per comprenderle è sufficiente una sana sensibilità umana e una mente aperta e priva di pregiudizi.

Quello che mettiamo nel piatto è un atto anche politico, sociale, ecologico ed economico. Il semplice bisogno di nutrirsi per necessità di vita, ha enormi implicazioni che vanno pensate a fondo. Per esempio, se il prezzo della carne (lo stesso discorso va fatto anche per la produzione agricola industriale e chimica, con i dovuti distinguo) riflettesse realmente i costi ambientali della sua produzione e i costi per la salute pubblica dovuti al suo consumo, sarebbe così alto che praticamente la quasi totalità delle persone non potrebbe permettersela. Questo fattore normalmente trascurato si chiama esternalità (inquinamento ambientale ecc.) ed è un surplus che viene pagato dalla natura e dai governi con i soldi delle nostre tasse.

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Dieta mediterranea

Ricordo che negli anni del secondo dopoguerra la scienza dell’alimentazione nordamericana criticò aspramente la nostra alimentazione, ritenendola povera, e presentò come verità scientifica, che poi si dimostrò errata, il primato dell’animal factor, cioè dei prodotti animali, della carne. Negli anni Settanta, una volta compreso che le patologie della civilizzazione erano da imputare ad una alimentazione industriale e al consumo di carne, la stessa scienza dell’alimentazione nordamericana andò alla ricerca di un 'modello alimentare' che potesse salvaguardare la salute e affrancare delle patologie della civilizzazione, caratterizzate da un eccessivo consumo di proteine animali, di grassi animali, di zucchero e di sale. Attraverso indagini comparate e sperimentali la stessa scienza dell’alimentazione nordamericana concluse che l’alimentazione ottimale per salvaguardare la salute era la famosa Dieta mediterranea o dieta Italian Style del contadino napoletano degli anni cinquanta (pasta e pomodoro, pasta e fave, cioè cereali, legumi e verdure).

Da alcuni anni si sta, inoltre, cominciando a capire che gli aspetti psicologico ed esistenziale hanno un rilievo sulla salute da considerare e da implicare in una valutazione più ampia del concetto stesso di salute. Vari studi confermano che molte patologie sono causate da un errato stile di vita, da stress, da frustrazioni, tensioni e comportamenti dissennati (fumo, alcool, droghe...). Come esiste un'alimentazione del corpo che va verificata, così ci devono essere pure una alimentazione della mente e del sentimento adeguate, da orientare alla qualità tanto quanto quella fisica. Ci siamo mai chiesti perché molti cultori della spiritualità orientale sono immuni da infarto e da patologie psicosomatiche? Non solo perché sono vegetariani, ma anche perché hanno uno stile di vita che tiene conto dell’uomo nella sua globalità. L’infarto non deriva solo dall’ingestione di sostanze nocive o da proteine animali, ma anche da fattori legati allo stress, a eventi di carattere interiore, psicologico.

Vorrei chiudere con una osservazione personale: come ho scritto, sono vegetariano consapevole (consapevole anche del fatto che l’alimentazione è solo uno dei fattori, anche se importante sotto diverse prospettive, salutogenetici) da circa quarant’anni. Secondo alcuni nutrizionisti, acclamati nei media mainstream, io dovrei essere morto da oltre trent’anni, o quantomeno gravemente compromesso nella salute (vedi le retoriche scientiste e false sulla B12, sul ferro o quella ancora più ridicola sugli amminoacidi “nobili”)[3]. Il fatto che sono vivo e in ottima salute dimostra (esistenzialmente quanto logicamente) la malafede e la menzogna presenti in molte versioni ufficiali di una divulgazione scientifica sempre più corrotta e prezzolata e di una opinione pubblica male informata e sempre meno libera!

 


[1] Si potrebbe continuare con John Milton, Voltaire, Benjamin Franklin, Jean Jaques Rousseau, Ralph Waldo Emerson, Henry Thoreau, Leo Tolstoij, Mahatma Gandhi, Georg Bernard Shaw, Percy Bysshe Shelley, Albert Schweitzer, Umberto Veronesi, Moni Ovadia, Carl Lewis, Murray Rose, Prince, Brian Adams, Moby, Franz Kafka, Johann Wolfgang Goethe, Piero Martinetti, Baruch Spinoza, Ugo Ceronetti…

[2] Cito solo un breve estratto dell’A.D.A. (Academy of Nutrition and Dietetics): “E’ posizione dell’ADA che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete completamente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e  possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie… sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti…”

[3] A riprova, sono disponibile ad esibire i miei esami del sangue, quelli di mia moglie o quelli delle mie figlie, vegetariane dalla nascita.

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