L’identità individuale e collettiva

editoriale | Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?

di Gloria Ciapponi

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«Non so che cosa sia peggio: non sapere chi sei ed essere felice, o diventare quello che hai sempre voluto essere, e sentirti solo.» – Daniel Keyes

«Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.» – Luigi Pirandello

«Scavando ben a fondo nella nostra personalità rischiamo d’imbatterci in uno sconosciuto.» – Michelangelo

Non è semplice definire un’identità, si è soliti pensare che non sia innata ma derivi dal risultato di un processo perpetuo che la forgia e la influenza con o senza consapevolezza. In altre parole, non si finisce mai di ultimarsi, in uno stato di scostante provvisorietà.

Il nostro modo di ragionare, di comunicare, le nostre abilità, i nostri interessi, persino i rapporti affettivi e i luoghi definiscono la nostra identità, l’approccio verso un problema, il nostro incedere, gli ostacoli che il caso pone sul nostro cammino e quelli che scegliamo, sono mattoni che costruiscono un modo di orientarsi in un modo davvero unico. Questo fluttuare tra percezione di sé e percezione degli altri ci dice qual è la nostra posizione nel mondo che ci circonda, con tutte le umane fragilità e contraddizioni.

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Con il passare degli anni ci definiamo, rafforziamo il nostro riconoscerci in situazioni diverse, togliamo e aggiungiamo e parecchie delle cose che facciamo quotidianamente rafforzano o indeboliscono il nostro senso di identità.

Se la nazionalità, la lingua d’origine, il sesso e altri aspetti che ci appartengono sono abbastanza evidenti, altri, come le caratteristiche psicologiche, sono più difficili da leggere. Più un individuo diventa consapevole della propria identità, meglio riesce a considerare il senso del rapporto con la realtà e con tutti gli eventi straordinari che dovrà affrontare. La solidità dell’immagine di se stessi è vitale quanto qualsiasi bisogno primario per la sopravvivenza.

Diversa è l’identità collettiva, quella che ci fa sentire parte di un gruppo, di una famiglia, di uno Stato, ma la società moderna ha una forte dimensione individualista incentrata sulla realizzazione personale del singolo consentendogli sperimentazioni con identità diverse. Ma questa libertà ha un rovescio della medaglia perché rende anche più difficoltosa la ricerca della propria identità. Questa tipica libertà contemporanea è davvero difficile da gestire perché aumenta il rischio di dispersione identitaria laddove non si vedano più i confini, i limiti, laddove la velocità con cui si possono vivere esperienze rende impalpabile ogni scelta, laddove l’essere, il fare e l’avere si accavallano e si sovrappongono.

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L’individuo spesso non trova il tempo per riflettere, per dubitare, per far sedimentare le esperienze, per governare piccole e grandi incertezze, per capire chi è trovando l’unico antidoto possibile, il riconoscimento, sempre più spesso relegato al raccontarsi ripetutamente a chi ci sta accanto. E nei rapporti interpersonali del nostro quotidiano c’è la palestra per ritrovare il timone che a ognuno è capitato almeno una volta di perdere.

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