Il cantautore della storia

Francesco De Gregori e le vicende dell’umanità

di Franco Ferramini - PRIMA PARTE

Francesco De Gregori sito 1280

foto: www.francescodegregori.net

Credo che non ci sia cantautore in Italia che abbia nella sua discografia riferimenti alla storia del nostro paese più di Francesco De Gregori.

Non c’è canzone più bella nel panorama italiano che parli della Storia, quella con la 'esse' maiuscola, di 'La Storia' di questo capolavoro varrebbe la pena citare tutto il testo, ma rimando al lettore l’ascolto attento delle parole di questo brano: un caposaldo della musica italiana. Non è solo in questa canzone però che il cantautore romano fa riferimenti storici, diverse sono le citazioni rivolte al passato nell’opera di De Gregori.

Nato a Roma il 4 aprile 1951, Francesco De Gregori è soprannominato 'il Principe' della canzone italiana, appellativo coniato da Lucio Dalla durante il tour in coppia «Banana Republic» e, per stessa affermazione di De Gregori, questo tra i tanti è l’epiteto riferito a se stesso che lui preferisce. Analizzerei i suoi lavori in studio. Inizia con «Theorius Campus» album del 1972 con Antonello Venditti, una coppia che si stava facendo strada in quella fucina di talenti che era in quegli anni il locale «Folk-studio» di Roma. Fin dagli albori della sua produzione però, col secondo album «Alice non lo sa» del 1973, compaiono canzoni 'storiche': «1940» è una di queste. Qui si racconta l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, un bozzetto in cui lui pensa a sua madre in quei giorni, con 'l’uomo coi baffi' (Hitler) che varca la soglia di Parigi. Dallo stesso album «Saigon», riferita alla guerra del Vietnam senza mai però citarla espressamente. La capitale del Vietnam in questa canzone è un posto del mondo simbolo di una generazione che in quegli anni contestava la guerra in nome dell’avversione all’imperialismo americano, ma qui la storia è trasfigurata in immagini metaforiche su un luogo della mente. Bellissima anche la 'cover' di Paola Turci del 1989.

La storia spesso si può trasformare in un incubo, le scelte degli umani al potere possono togliere la libertà o addirittura la vita a chi vive in una condizione di subalternità. Ogni evento sociale può creare ansie non risolte in chi può solamente assistere attonito all’evolversi degli eventi, ne sappiamo qualcosa in questo preciso periodo storico. Da 'un incubo riuscito', citando il testo, nasce 'Cercando un altro Egitto' dall’album «Francesco De Gregori» del 1974, altrimenti conosciuto come 'quello della pecora', essendoci in copertina nient’altro che una pecora senza alcun titolo. Un sogno angosciante di un colpo di stato in cui lui afferma: «…e io dico, non può essere vero… e loro dicono, non è più vero niente…». Un testo che pur nell’ermetismo tipico del primo De Gregori (e anche in parte di quello successivo) e in alcuni versi affascinanti ma sinceramente incomprensibili, spero di non esagerare proponendo di studiarlo nelle scuole, insieme a tutti gli altri brani citati in questo articolo.

Nel 1975 il nostro cantautore pubblica «Rimmel», da questo album estrarrei «Le storie di ieri», altro bozzetto storico questa volta su suo padre e sul fascismo. Un ritratto di un periodo del nostro Paese in una poesia senza tempo, ripresa poi da Fabrizio De Andrè nel suo album «Volume 8». Una poesia sotto forma di canzone cantata da 'un principe' e da 'un vate', che dire altro? Solo di ascoltarla, magari nelle due versioni, entrambe splendide ed emozionanti. Per precisione ricordo però che l’autore della canzone è De Gregori.

Arriviamo al 1976, anno di pubblicazione del «long playing», come si diceva una volta, «Buffalo Bill». In questo lavoro, nella canzone «Disastro aereo sul canale di Sicilia» il nostro autore tratta di un tragico incidente conseguente ad un’incursione verso i Paesi Arabi, in cui perse la vita un pilota americano di stanza alla base di Verona; ci sono diverse ipotesi sulla presunta origine di questa storia. L’unico riferimento preciso è quello al trasvolamento sulla «tomba di un giornalista ancora difficile da ritrovare», quella del giornalista Mauro De Mauro. Nel 1970, il regista Francesco Rosi diede l’incarico a questo giornalista di effettuare delle ricerche sul 'caso Mattei', il presidente dell’Eni morto col suo pilota per un altro e misterioso incidente aereo. De Mauro poco dopo affermò di avere trovato delle notizie che «avrebbero fatto tremare l’Italia». Pochi mesi dopo costui non fece più ritorno a casa e scomparve letteralmente nel nulla. Nel corso degli anni emersero diverse ipotesi sulla sua fine: mafia, servizi segreti, P2, Gladio, ma forse il suo corpo, dico io, fu cementato per sempre in qualche introvabile pilone di un’autostrada del nostro Belpaese. Spesso da una breve frase, dal verso di una canzone, si può estrarre una storia, un pezzo di vita individuale o collettiva. Basta poco. I ricordi di guerra sono sempre storia; le ferite indelebili nel fisico e nell’animo, la morte e la devastazione rimangono per sempre nella memoria dell’umanità. Nell’album «Francesco De Gregori» del 1978 il nostro pubblica «Generale»: in questa canzone le intime riflessioni di un alto militare che ritorna a casa in treno generano un quadro di sospesa e ovattata malinconia, senza lasciare spazio a netti contorni pacifisti. Il contrasto però tra il ritorno alla tranquilla quotidianità e l’orrore di quello che si lascia, fa odiare fortissimamente la guerra e il suo strascico di morte, «…tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore…». Ovviamente, questo è un altro indiscutibile capolavoro del 'Principe'. Molto bella anche qualche anno dopo la cover di Vasco Rossi.

Nel 1979, da “Viva l’Italia”, la canzone omonima. È questa una delle più famose canzoni di De Gregori, un ritratto a tutto tondo del nostro Paese, una canzone simbolo per la nostra storia passata, recente, attuale e futura. Un manifesto sincero e obiettivo dei nostri difetti e dei nostri pregi, con quel “Viva l’Italia” spesso ripetuto, ironico, bonario, con quella determinata vena di denuncia sociale sempre presente nell’”opera omnia” del Principe.

 


Ho cantato quasi per ogni cosa: matrimoni, battesimi e cresime, ma è la prima volta che canto per un treno

Concerto di Francesco De Gregori al Viadotto di Brusio della Ferrovia Retica,
Valposchiavo, 16 giugno 2007

Leggi l'articolo di Antonio Platz »

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Francesco De Gregori, Brusio (GR), giugno 2007 (foto: © Bruno Raselli)


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[sarà pubblicata il 5 febbraio 2021]

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