Atto di morte

di Joseph Hansen

di Luca Conca

los angeles 1920

La spiaggia di Los Angeles di notte...

Joseph Hansen (1923-2004) è uno scrittore americano atipico nel panorama della letteratura gialla-noir, che è invece tradizionale per definizione.

Innanzitutto è atipico per la prosa, che pur frequentando giocoforza stilemi e dinamiche rigorose del genere (e forse anche un po’ scontate) è più vicina alla narrativa 'alta' per così dire, con una forte introspezione psicologica e un’analisi del contesto e dei personaggi sempre sottilmente colta e malinconica.

E poi è inusuale la figura dell’immancabile detective privato, vero perno di ogni vicenda 'hard-boiled'; nei romanzi di Hansen infatti l’investigatore Dave Brandstetter è un investigatore assicurativo, è dichiaratamente gay (come l’autore, anche attivista dei diritti degli omosessuali nella California dei primi anni ‘70) e incarna quei valori che la controcultura di quegli anni, che usciva dalle sbornie liberali e sessuali del decennio precedente, veicolava attraverso tutte le forme e i linguaggi della comunicazione (cinema, arti figurative e appunto letteratura).

atto di morte libroDopo i due rappresentanti più importanti e seminali del genere noir, vale a dire Raymond Chandler e Dashiell Hammett, quindi dagli anni ‘50 in poi, tutti gli elementi 'hard-boiled', perfettamente codificati e 'storicizzati', vengono reinterpretati dalle nuove leve di una letteratura che, anche grazie alla grande diffusione delle riviste specializzate nelle edicole e non solo nelle librerie, sforna settimanalmente decine e decine di racconti più o meno verosimili.

Proprio  nel tentativo di mescolare quegli elementi già dati per acquisiti, molti autori strafanno e spingono di più, a seconda dei casi, sul pedale della violenza, dell’esotico o ancor peggior del magico; d’altronde ci avviciniamo agli anni delle comuni, delle sette religiose spuntate dal nulla, delle figure di santoni o guru spirituali più involontariamente comiche che davvero inquietanti.

Ma gli elementi portanti, i capisaldi della letteratura noir, sono sempre lì, a rassicurare i lettori: prima di tutto il luogo, tòpos per eccellenza, cioè la California assolata, sonnolenta e viziosa; e poi le colline, le ville con piscina, le scogliere, e per ultima la notte.

Sì certo perché la notte californiana è quasi sempre criminale. Anche quella di New York direte voi, ma questo è vero fino a un certo punto perché New York è una città luminosa anche di notte (appunto la città che 'non dorme mai' come cantava Frank Sinatra), in cui i delitti si consumano tutt’al più in vicoli stretti e bui. La notte californiana (losangelina più precisamente) è nera e assoluta, perché al di fuori dello sterminato reticolo urbano c’è la natura, silenziosa e immersa nel buio: le scogliere, l’oceano Pacifico, i canyon.

Nel romanzo  «Atto di morte», pubblicato nel 1973, il luogo deputato è proprio la spiaggia dell’oceano e la scogliera che la domina: è qui che viene ritrovato il corpo senza vita di un uomo.

Subito si esclude l’incidente e si segue la pista dell’omicidio e visto che la vittima ha una ricca polizza sulla vita stipulata a suo nome, l’assicurazione incarica Brandstetter di chiarire le cause della morte e di evitare così che venga pagato il ricco premio a un assassino.

Joseph Hansen

Joseph Hansen

Come ogni buon giallo comanda, la lista dei sospettati è varia ma onnicomprensiva (perlomeno per le tipologie proprie del genere): la giovane fidanzata, il figlio scavezzacollo, l’ex moglie rancorosa e perfino un famoso attore.

Ma non c’è banalità nello svolgersi degli eventi e nel succedersi dei doverosi colpi di scena, né nei profili psicologici e caratteriali dei personaggi. Ad Hansen interessa sì percorrere le linee del noir, ma non cade mai nel tranello di considerare gli elementi come un pretesto per un gioco ad incastro o un enigma alla Agatha Christie da risolvere.

Siamo negli anni Settanta e come in un altro grande autore noir di quegli anni, Ross MacDonald, sono le differenze sociali a interessare gli scrittori, i peccatucci, le ipocrisie di un mondo dorato ma anche nebbioso.

E la nebbia è un’altra grande protagonista della notte californiana; sale dall’oceano e può favorire o scoraggiare un assassino. La nebbia che avvolge le valli intorno alla città e obbliga alla prudenza chi percorre la Pacific Coast Highway in cerca di qualche punto panoramico in cui appartarsi con la propria fidanzata/fidanzato o gettare un corpo sugli scogli sottostanti.

Nel romanzo l’omicidio è avvenuto di notte e quelle ore misteriose della giornata assumono un valore simbolico, teatrale anche, perché ogni minuto di quella sospensione tra tramonto e alba viene passato al vaglio, controllato e verificato e così si dilata, perde il suo proprio senso del tempo per assumere il senso e l’atmosfera che vive solo nella storia del romanzo. Ogni protagonista ha un movente diverso e una propria meccanica dell’omicidio, ma è uguale agli altri nella sua dimensione immaginifica, vale a dire un personaggio misterioso che col favore del buio deve disfarsi di un cadavere.

Chi ha vissuto a Los Angeles dice che la notte arriva all’improvviso: un momento prima il sole sta scendendo infuocato sull’oceano e un momento dopo è già buio, oscurità, noir…

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