La seconda giovinezza

Estetica del sublime

di Egidio Missarelli

Adaline Leterna giovinezza

L'eterna giovinezza, film

Come rappresentarsi la vita reale, dove afferriamo noi il nostro sé?
E chi sono io? Tutto è coerente con il mio lavoro recente.

Il concetto di una morfologia della nostra coscienza del verbo vita.
Dove siamo noi tra tutte queste culture che ci fanno crescere?
Essendo la crescita della nostra coscienza il punto della nostra poesia.
Matta, Etcetera…, Skira ed. 1996

«Nel mezzo del cammin di nostra vita»: così Dante ci dà un vertice biografico, verso i trentacinque anni, di una curva che possiamo chiamare di ascesa-declino. Dalla nascita fino ai trentacinque anni si cresce, soprattutto dal punto di vista del corpo e delle forze vitali e intellettuali, e poi inesorabilmente si declina, ci si indebolisce nella vecchiaia e, infine, si muore. Questa è la legge fondamentale dell'esistenza ed è stupido fingere una crescita illimitata. Qual è il senso di questa legge? La vecchiaia sarebbe meglio che non ci fosse? Mi sembra che molte persone ragionano nel senso dell'ascesa: i lifting e via discorrendo, servono per apparire più belli e più giovani, e denunciano un rifiuto di confrontarsi con la legge di cui sopra. Parola d'ordine: eterna giovinezza!

La saggezza nasce quando il vigore del corpo diminuisce, quando le energie che da giovani sono a disposizione del corpo in vecchiaia si rendono libere e a disposizione dello spirito, di quelle facoltà versate alla conoscenza, all'estetica e all'etica. Socrate ne è un esempio, e, molto probabilmente, i giovani che “istruiva” non vedevano l'ora di invecchiare per diventare saggi come lui. Tutto ciò è scomparso dall'orizzonte della modernità, tutto si è invertito e molti “vecchi” fanno di tutto per sembrare più giovani: parrucchini, lifting, chirurgia estetica e via dicendo. Estetica che, come con spirito osserva il professor Elio Franzini quando lo contattano via mail ritenendolo un estetista esperto di cosmesi, andrebbe benissimo come materia filosofica, e che lui è disponibile anche per consulenze private!

candela che si consuma

'Come una candela che bruciando si consuma e che solo così produce luce e calore...'

Quanto detto a proposito del sembrare più giovani, è frutto di una mentalità del tutto esteriore che ritiene la felicità legata alla forza fisica, all'aspetto basato sulla prima impressione e alla ricchezza materiale. Spesa la vita in questo modo, in vecchiaia rimane null'altro che trovarsi vuoti, infelici e pieni di paure. È inevitabile! Se pensiamo invece il nostro corpo come una candela che bruciando si consuma e che solo così produce luce e calore, la nostra vita può assumere una prospettiva completamente diversa: luce del pensiero (la parola illuminismo ha proprio questa radice) e calore del cuore (necessaria mediazione ed equilibrio tra pensiero e azione).

Rinunciare alle gioie del corpo in gioventù sarebbe assurdo tanto quanto rinunciare alle gioie dello spirito in vecchiaia. Non si fraintenda quanto detto sopra: la gioventù è fatta per godere la natura, sarebbe un'illusione rinunciare, così come la maturità è fatta per godere lo spirito. E se le gioie della natura sono grandi quelle dello spirito sono infinite. Ecco la seconda giovinezza: il tuffarsi del pensiero nell'eterno con un cuore fresco come quello di un bambino. Eraclito insegnava semplicemente questo. Allora, ciò che ci sembrava grande da giovani si ridimensiona e appare agli occhi della seconda giovinezza infinitamente piccolo. Ecco il vero insegnamento dei saggi, di coloro che sono pervenuti alla seconda giovinezza: godere dell'eterno all'infinito perché, come scrive Goethe, «Non c'è un dentro e un fuori. Ciò che è dentro è fuori e ciò che è fuori è dentro». Eraclito, al frammento 88, quando scrive che «La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli di nuovo mutando son questi», affronta il medesimo tema da una prospettiva diversa. In questo modo, l'estetica del sublime si fa coerente con una autocoscienza in cui il bello convenzionale e stereotipato è chiaramente percepito e vissuto come una semplice contraffazione, da riconfigurare e rimodellare nel solco del sublime.

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