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Stare bene a teatro

Quando il teatro aiuta

a cura di Veronica Pozzi

Melpomene - Musa della tragediaMelpomene - Musa della tragedia

Stressati dal lavoro? I bambini non vi danno tregua? Le bollette vi preoccupano? La scuola vi ossessiona? In famiglia non vi sentite valorizzati?
Nessun problema.
Tutto si può risolvere. Serve un corso di teatro. Il primo passo è ritagliarsi il tempo per farlo.

La teatroterapia è una disciplina ormai in voga in questo nostro mondo frenetico, fatto di zombie che si barcamenano fra casa e carriera.
Ed è un'esperienza che non ha età. E non ha confini.
Teatroterapia è un'arte che coniuga in sé i fondamenti della psicologia e gli insegnamenti tipici dell'arte scenica.
È uno spazio ibrido ma con una carica forte. È una forma di teatro non finalizzata soltanto a scopi estetici o ludici ma anche a finalità terapeutiche e riabilitative. È un luogo (o meglio, un non luogo) dove un gruppo di persone si mette in discussione. In cui ciascun componente sfida se stesso e la propria esistenza parlando di sé, del proprio vissuto e delle proprie speranze.
Serve per indagare sulle relazioni che ciascuno di noi è in grado di costruire, per conoscere meglio noi stessi. Alle volte pensiamo di conoscerci meglio di chiunque altro ma, spesso, non è così: il teatro aiuta a scoprire i nostri punti di forza e le nostre debolezze. Ci fa scoprire i nostri limiti. Attraverso l'uso della voce, la scoperta del corpo e delle sue infinite possibilità di movimento ed espressione ci fa conoscere lati di noi finora oscuri. E, pian piano, si inizia a sentirsi meglio. Nel proprio corpo e con gli altri. Si acquista una consapevolezza nuova, dei nostri limiti ma anche del nostro potenziale.
Non è un caso, infatti, che la teatroterapia sia nata inizialmente in contesti caratterizzati da un forte disagio, quali gli istituti di cura per disturbi mentali e le carceri. E non è un caso che la Federazione Italiana Teatroterapia sia nata a Monza nel 2000. La vita nei comuni dell'interland milanese forse risente più che altrove di cambiamenti sociali che comportano molto stress per diverse persone. Diversamente da quanto accade in altre zone, a Milano spesso non vi sono famiglie allargate ma nuclei monofamigliari. E tutto diventa più complicato, dalla gestione dei figli ai tempi del pendolarismo casa/lavoro che sono un'altra massiccia componente dello stress.

In fondo, tutto il teatro è teatroterapia. Anche quello che non prende formalmente questo nome o non si prefigge questo scopo finale, in realtà, raggiunge il medesimo punto di benessere.

Attraverso il lavoro sul personaggio, propedeutico e necessario per la messa in scena, l'attore attinge alle sue energie interne. Spesso anche inconsciamente, riemergono nei gesti del personaggi vissuti dell'attore. Fa parte del lavoro dell'attore su se stesso, come ci insegna Stanislavskij, ma è anche la naturale conseguenza di una forte immedesimazione con il personaggio, con le sue paure e le sue aspettative, con la situazione concreta che sta vivendo.
Ad esempio, l'autunno scorso ero a un workshop in un teatro milanese. Incredibile come nell'arco di un'unica giornata siano emersi aspetti veramente profondi di tutti noi partecipanti. Così, in una scena d'improvvisazione, una donna si è trovata, sul palco, a sbarazzarsi della propria fede nunziale. E ad affrontare ancora il dolore della separazione che il marito le aveva da poco chiesto.
Incredibile come il teatro, dolorosamente e inaspettatamente, vada a toccare certi punti nevralgici di una persona. E abbia dato modo a questa signora, anche solo per poco, di sfogarsi in un pianto liberatorio e di confrontarsi con alcune partecipanti che hanno avuto la medesima esperienza.
Nelle bacheche di alcune Università, ad esempio, di trovano annunci per corsi di teatroterapia per "trasformare la propria ansia da esame in una risorsa". Anche se non saprei dare un giudizio sulla bontà di questi corsi, che forse stanno solo calcando la moda del momento.
Quello che di certo è vero è che certi esercizi possono andare veramente nel profondo di ciascuno di noi. In modo estremamente doloroso, ma che costituisce un prezioso spunto di riflessione su aspetti della nostra vita che vorremmo non esistessero. O che cerchiamo di nascondere.
Durante uno scambio sul teatro, ad esempio, l'insegnante ci ha fatto fare un esercizio particolare. Dovevamo correre come se stesse per succedere qualcosa di brutto a uno dei nostri famigliari. Nella testa di ciascuno di noi si è impressa l'immagine di un nostro caro: chi pensava alla mamma, chi al papà, chi alla sorella. O al fratello. Nonni. Zii. Cugini. Nipotini.
Quello che correva veramente, però, non erano i nostri corpi. Ma le nostre emozioni. Dopo questo esercizio mi sono sentita veramente provata. Sono emozioni che vanno molto nel profondo.
Pensate cosa può fare il teatro se si prefigge fin da subito l'obiettivo di lavorare sulla psiche della persona.
Tutto il teatro è già terapia. C'è chi trova i medesimi spunti di riflessione e la stessa energia nella musica. Chi nel cinema. Chi in altro ancora.
Ad ognuno la sua musa. L'importante è averne una!