La ricchezza

La salute non discrimina

Il Servizio Sanitario Nazionale

di Alessandro Bertolini

cura anziani 1280

Parlare della ricchezza non è davvero semplice. Se fossi un ipocrita, direi che la ricchezza deve essere soprattutto d’animo, poco importa se associata o meno a grossa disponibilità di denaro.

Se fossi ipocrita, direi che la ricchezza d’animo aiuta a vivere bene, a prescindere dal peso del portafoglio ma sarebbe semplicemente un inganno. 
Se fossi un ipocrita, direi addirittura che la ricchezza non è tutto, ci vuole altro nella vita.
Invece non si può ignorare che la ricchezza, quella fatta dai soldi, trasformi la vita dell’individuo su un piano valoriale fatto di assoluta libertà di scelte e potere. Questo vale soprattutto nella nostra moderna società dei consumi, meno varrebbe se fossimo ancora sulle palafitte. 

La ricchezza di quest’epoca pone la società civile lungo uno schema piramidale, dove a ciascun livello troviamo gruppi di abbienti con il medesimo potere d’acquisto e dotati della possibilità di soddisfare i medesimi sogni. In India le caste sono ufficializzate e difficilmente scalabili, nel mondo occidentale le crea il reddito denunciato e grazie a quanto uno guadagni i divari diventano facilmente transitabili per osmosi. Nel Medioevo la ricchezza era nelle mani di pochissimi, la casta dei nobili, mentre la maggior parte dell’umanità era misera nella medesima misura. I ricchi coincidevano esclusivamente con la nobiltà e governavano le masse. 

Passato il Medioevo ed entrati nell’era moderna, oltre ai nobili ricchi per dinastia comparvero i commercianti come casta di abbienti, ma è con l’era industriale che la popolazione si è ritrovata a godere di un reddito più distribuito con l’apparire di una schiera di benestanti che hanno costruito con investimenti lo sviluppo economico del mondo occidentale. Oggi la ricchezza non è cambiata nel modo di distribuirsi nella popolazione, ma anche ai gradini più bassi sono concesse opportunità che un tempo erano totalmente evidenza di discriminazione. 

Oggi, pur non essendo vincitore di una lotteria, un non ricco può possedere una casa, usare una schiera di elettrodomestici, acquistare smart di ogni tipo, l’automobile, fare le vacanze e far studiare i figli perché possano attraverso lo studio cogliere l’ascensore sociale che li farà essere più abbienti dei genitori. Direi che nel terzo millennio il gap tra ricco e davvero povero lo troviamo soprattutto tra uomo del primo e del terzo mondo.

Potrei continuare in mala fede a spendere inutili parole sul fatto che ricchezza e povertà non contino, perché la cosa importante è l’onestà, l’istruzione, l’educazione, il vivere nel rispetto del prossimo e il godere dei vantaggi della vita in base alle proprie possibilità. La ricchezza non deve suscitare invidia, non deve scatenare gli impulsi più retrivi su cui si sono giocate nel passato anche recente ideologie, rivoluzioni e filosofie.

È chiaro che tutto è frutto di una manipolazione che cerca di contenere le oggettive disparità di mezzi, senza innescare quel bisogno di cambiamento sociale che non sempre è risultato positivo, soprattutto quando è stato ricercato con la violenza.

Veniamo ora al punto vero. Nella diversità sociale, l’unica ricchezza che accomuna il povero al ricco, fin tanto che è conservata, è la salute. Ci si rende conto di quanto questa valga quando si perde. Per questo preferirei evitare di continuare sulle riflessioni sociologiche e politiche di prima, anche se non nego l’esistenza di disparità economica tra gli individui. Vorrei invece concentrarmi sulla ricchezza, anzi sulle ricchezze che gravitano attorno al bisogno salute. Questa è davvero la più grande dote che ciascuno di noi possiede e che non dipende dalla cultura, dalle competenze o dal reddito posseduto. Non è trasmissibile per ordine dinastico, anzi in alcuni casi la trasmissione genetica produce nei discendenti oltre al colore degli occhi malattie anche gravi.

SalernoSera Sistema Sanitario 1280

foto: salernisera.it

In Italia la tutela della salute è un principio sancito dalla legge. La prima di successivi adeguamenti è la 833 del 1978. In quell’anno conseguii la maturità liceale e mi rendo conto che siano passati più di quarant’anni da quella data che ha cambiato gli scenari nel paese. Sono stati quarant’anni di ecumenica soddisfazione di un bisogno che prima era limitato ai più fortunati, i ricchi o chi aveva diritto per lavoro ad una mutua, mentre per i più era discriminatorio. Nella gestione del bene salute oggi non esiste discriminazione tra individui dovute al censo, perché la salute è garantita dallo Stato a tutti i cittadini in modo egualitario e gratuito. Anche la perdita della salute non dipende dal censo, si ammala chiunque indipendentemente dal reddito posseduto. 

La salute è la ricchezza più grande, come enorme è la capacità di governare il sistema sanitario da parte dello Stato. Esiste una ricchezza come individuo, la salute, e una ricchezza come cittadino, il Servizio Sanitario Nazionale che la tutela.

Oggi con l’incremento dei costi di gestione della sanità, al singolo cittadino può essere chiesto di concorrere al pagamento della prestazione clinica con la corresponsione di un ticket, pagamento che dipenderà dal reddito dichiarato. Se il cittadino è un malato cronico, se per esempio ha il cancro, egli non pagherà nulla per accedere a quelle cure o a quegli esami diagnostici che possano essere necessari per prolungarne l’esistenza e non si terrà mai conto delle sue possibilità economiche. Di fronte al bene salute non esistono le caste ma i cittadini sono tutti uguali. È la medesima situazione di quanto accade nei tribunali, dove tutti sono uguali davanti alla legge. In ospedale non c’è distinzione di censo, di etnia, di genere o di età.

Solo chi voglia ottenere da un professionista un rapporto preferenziale può ricorrere alle proprie ricchezze e chiedere un accesso privato, ma questo non vuol dire che chi appartenga alle fasce più povere della popolazione, penso agli immigrati dal terzo mondo, non possa avere un efficace aiuto dal sistema sanitario senza nulla dare. 

stetoscopio italiano 640

foto: www.noisiamopronti.it

La gestione della ricchezza salute è il maggior successo della storia repubblicana di questo paese, che ha introdotto per legge come principio da tutelare la difesa del benessere fisico e psichico per tutti i cittadini. Questa ricchezza per lo Stato ha un costo, che arriva quasi a centodieci miliardi di euro l’anno ed è coperto dalla fiscalità generale. Con le tasse i cittadini italiani pagano scuole, sicurezza, infrastrutture e salute. 

Le tasse utilizzate per conservare il più a lungo possibile la salute nei cittadini sono soldi ben spesi e chiunque di noi se ne può rendere conto nel momento del bisogno o quando ci si confrontasse con paesi della nostra sfera culturale, dove l’accesso alle cure non è garantito dallo Stato ma dai risparmi di una vita. 

La ricchezza salute esiste perché abbiamo un patrimonio che è il Sistema Sanitario Nazionale e perché viviamo in un mondo in cui le informazioni scientifiche sono anch’esse una ricchezza e sono a disposizione di chiunque senza limiti. 

Abbiamo poi una ricchezza industriale, che riesce a trasformare in medicine, strumenti diagnostici, esami di laboratorio tutte le scoperte scientifiche del campo biomedico. 

Attorno alla salute gravitano per ciascuno di noi azioni e decisioni che possono modificare in meglio la nostra esistenza. La ricchezza salute, come dono trasmesso dalla natura all’individuo può essere a scadenza, perché talune malattie o infortuni arrivano perché l’individuo non non gestisce la propria vita con attenzione, ma la maggior parte dei malanni che possono portare al termine dell’esistenza arrivano perché è nella natura dell’uomo non essere immortale. Allora la ricchezza di un sistema sanitario sta anche nel favorire la prevenzione, nel trasformare in croniche malattie che un tempo sarebbero state rapidamente mortali, nel dare all’individuo terapie che abbattano fattori di rischio certi per malattie cardiache, epatiche, polmonari. Il sistema ci allunga la vita media perché si prende cura di noi tutti. Questa è una Ricchezza immensa.

Abbiamo infine la fortuna in questo periodo storico, ed essa stessa è la vera ricchezza, di essere cittadini italiani.

 

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