Avventure dello stampatore Zollinger

di Pablo D’Ors

di Deborah Mangiafico

caratteri tipografici 1920

“Se davvero vogliamo tornare a dare importanza alle parole, dobbiamo fondare una cultura che educhi al silenzio. Chi non sa tacere non può scrivere, né tanto meno leggere».

Cercando il silenzio Pablo D’Ors, sacerdote cattolico madrileno, ha raggiunto a piedi in pellegrinaggio Santiago de Compostela, ha attraversato il deserto del Sahara, ha soggiornato sul monte Athos. Nel 2014 ha fondato l’associazione Amici del Deserto, con cui condivide l’avventura della meditazione e nello stesso anno papa Francesco lo ha nominato consultore del Pontificio Consiglio della Cultura.

«Per me la scrittura è esattamente questo: mettersi in ascolto di una voce interiore che però non si esaurisce nella mente e si traduce subito in un’attività che definirei 'manuale'. Quando comincio un nuovo libro, non parto mai dall’idea, ma la trovo strada facendo, attraverso la scrittura».

Lo stile è semplice, quasi parlato, estremamente chiaro e lineare, evidentemente scaturito da una profonda consapevolezza di sé e della propria traiettoria spirituale.

Avventure dello stampatore ZollingerDa atea convinta, ho ricevuto in regalo «Avventure dello stampatore Zollinger» di Pablo D’Ors da un amico teologo. No, non ha segnato l’inizio della mia conversione, ma è comunque stato un regalo estremamente gradito.

Capita di cercare nelle parole un significato che va oltre alla parola stessa, di volere a tutti i costi attribuire loro un potere quasi magico che le trasformi in chiavi per aprire portoni invisibili di inizi improbabili…; ma son cose da innamorati. Oppure da animi puri, un po’ ingenui, forse, di sicuro sognatori.

August Zollinger è un ragazzo schivo e taciturno, fin da bambino irresistibilmente attratto dal mestiere di tipografo. Ai giochi spensierati con i coetanei preferisce trascorrere i suoi pomeriggi nella tipografia del paese, osservando tutti i movimenti del vecchio tipografo e facendosi pervadere dai rumori e dagli odori della bottega.
Ormai ventisettenne e disoccupato, munitosi di tutto l’occorrente per iniziare, inchioda alla porta di casa un cartello con sopra scritto TIPOGRAFIA. Per la piccola comunità di Romanshorn, e soprattutto per la storica famiglia di tipografi e stampatori locali, questo gesto viene considerato come un affronto. Qui ha inizio l’avventura di Zollinger che, volente o nolente, è costretto a partire abbandonando il suo paese natale.

Sei anni e nove mesi di vicissitudini, di pene, di gioie, di ricerca e soprattutto di inizi. Zollinger inizierà a lavorare come ferroviere, dovrà occuparsi del piccolo e breve adempimento meccanico di azionare lo scambio delle sei meno un quarto. Un piccolo e breve adempimento meccanico che darà scopo e funzione alla sua vita, preceduto quotidianamente da una telefonata che riempirà la sua esistenza: «Pronto?» Chiede una voce femminile al telefono, «A posto», risponderà lui per confermare che è attento a svolgere il suo compito nei minuti a venire. Si innamora di quella voce, August.
«Pronto?”» «A posto». Due semplici, brevi e inequivocabili parole, pronunciate una sola volta al giorno, attorno alle quali costruire un intero desiderio d’amore. Basta saperne ascoltare il suono, le impercettibili variazioni di tono, i brevi silenzi o sospiri che ne anticipano o seguono la pronuncia.

telefono vecchio

«Un telefono vecchio e una baracca sporca e male illuminata erano, per August Zollinger, lo scenario di un sogno». Un sogno d’amore che di lì a poco verrà infranto, che segnerà una fine ma anche un nuovo inizio. Affranto e disperato, si arruolerà per 18 mesi nell’esercito. Periodo durante il quale scoprirà l’amicizia sincera e troverà la stima incondizionata dei suoi commilitoni, ma inquieto e malinconico se ne andrà da disertore per vivere da eremita nei boschi. Quasi una sorta di Walden, se non fosse per il fatto che a Zollinger gli eventi capitano. Zollinger non vuole «vivere da gagliardo spartano» come il protagonista del romanzo di Thoreau, ma gli capita di doverlo fare cibandosi di canne e radici, affronta la situazione, la vive appieno e ne trova il significato. Impara ad ascoltare gli alberi, e nei loro sussurri trova conforto e risposte. E quando ritiene il suo tempo concluso e con la consapevolezza di aver appreso quanto più possibile, intraprende un nuovo inizio. Così, di volta in volta, inizio dopo inizio, si avvicina sempre più al compimento e alla realizzazione del suo sogno.

Ciò che più commuove è la devozione con cui Zollinger si dedica ad ogni lavoro che si trova a dover intraprendere, anche al più umile, una sorta di «ammirevole entusiasmo infantile» che fa di Zollinger quasi un piccolo poeta decadente, capace di vedere e sentire mondi arcani nelle cose semplici di uso quotidiano, che ne sa cogliere l’essenza e ne sa ascoltare la voce quasi come fosse una musica segreta.

Tutta la vita di August Zollinger, come lo stesso autore evidenzia ponendo l’attenzione sulle iniziali stesse del protagonista, la prima e l’ultima dell’alfabeto, è un percorso progressivo costellato di sensazioni ed emozioni che inevitabilmente condizioneranno e porranno le basi per la comprensione delle esperienze successive, una piccola parabola che fa della delicatezza e dell’ascolto interiore gli strumenti per perseguire un sogno.

«Avventure dello stampatore Zollinger, di Pablo D’Ors, 2010, ed. Quodlibet, un piccolo capolavoro.

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