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Uno, nessuno, mille lire
Posso indossare la maglietta del capitano?
di Gina Grechi
Io non riesco proprio a parlare di identità, senza pensare al povero Aurelio. Chi è Aurelio? Aurelio non è nessuno.
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Eppure trentatré anni fa aveva un corpo poggiato su gambette storte e smilze e una testolina tonda e bruna, dalla quale sparavano due simpatiche sventoline. Aurelio era un bambino “che non entrava mai nel girotondo”: con quel modo insistente che aveva di chiederti di giocare, di essere ammesso nel gruppo, di poter indossare “la maglietta del capitano”.
Mi volete? Con questo interrogativo si era presentato al cortile un pomeriggio d'estate; ma può un ragazzino di dieci anni domandare certe cose? Arrivi. Ti guardi intorno. Intercetti la palla. E giochi. Punto.
Aurelio però non era come tutti gli altri: quel suo bisogno così urgente di essere accettato, che poi è una necessità comprensibile alla sua età, quel suo desiderio immenso di occupare un posto nel cuore degli altri coetanei... doveva tenerlo nascosto! Aurelio, sei stato un pollo! Cosa ti costava fingere almeno per qualche ora di essere un po' figo, il resto poi veniva da solo: arrivavi, ti guardavi intorno, intercettavi la palla e ti mettevi a giocare. Punto. Certe cose non si chiedono.
Gli altri bambini, che non erano degli ingenui, avevano capito all'istante che il nuovo arrivato “non era mica troppo normale”: unghie pulite, sorriso gentile, profumo di buono, scarpe bianchissime... praticamente un extraterrestre! No che non ti vogliamo Aurelio! E poi che nome è “Aurelio”? Uno con un nome così esiste solo sui libri di storia, ma nemmeno i secchioni se lo ricordano!
E allora Aurelio, che in realtà significa “splendente”, era scappato verso casa e non era più uscito per tutto il pomeriggio. Chissà come aveva passato il resto del tempo...
Il giorno dopo ci aveva riprovato, e anche i giorni seguenti: mi volete? E il più bullo di tutti gli aveva promesso che se avesse portato mille lire ogni volta, avrebbe almeno potuto assistere alla partita. Mille lire. Mille lire per essere qualcuno. Qualcuno che poi non è neanche l'idea del qualcuno che vorresti essere, del qualcuno che vorresti condividere con gli altri. Come uno spettatore? Io voglio giocare! Sono bravo in porta volete vedere? Faccio certi voli... forse per via delle mie orecchie... sapete...come Dumbo!
No, Aurelio non aveva tutti quei soldi; e poi la nonna gli aveva appena regalato un paio di guantoni nuovi. Preferì trascorrere il resto dell'estate in camera sua. In cortile, i coetanei, si dimenticarono presto di lui. Nessuno aveva provato a fare amicizia con loro. Nessuno li aveva fatti sentire speciali, scegliendoli come compagni di gioco. Nessuno aveva cercato di illuminarli col suo splendore semplice e delicato. Nessuno.